In questo articolo parliamo della vita di coppia e, nello specifico, cerchiamo di scoprire se particolari caratteristiche della nostra personalità o le nostre esperienze di vita possono influire (e se sì in che modo) sulla scelta del nostro partner.
Il modello di Riferimento
Una recente corrente della terapia cognitivo-comportamentale, chiamata Schema Therapy può aiutarci a rispondere al quesito proposto.
I Bisogni
Secondo il modello della Schema Therapy esistono dei bisogni “universali” che ogni persona, fin da piccola, cerca di soddisfare.
Tali bisogni sono raggruppati in 5 domini:
Legami stabili con gli altri (bisogno di protezione, stabilità, cura e accettazione).
Autonomia, senso di competenza e d’identità.
Libertà di esprimere i bisogni e le emozioni fondamentali.
Spontaneità e gioco.
Limiti realistici e autocontrollo.
Gli schemi
In linea con il più generale modello Cognitivo-Comportamentale, secondo la Schema Therapy ciascun individuo matura tutta una serie di convinzioni definite “schemi” in base ai bisogni che sono stati soddisfatti e a quelli che sono stati frustrati.
Per fare un esempio pensiamo un bambino cresciuto in un ambiente ostile, con genitori per lo più disinteressati o non in grado di soddisfare i bisogni emotivi del figlio. Una volta adulto, con molta probabilità egli maturerà la convinzione di non essere degno dell’amore, della protezione e della cura che i genitori non sono stati in grado di fornirgli.
Le convinzioni derivanti dalla frustrazione dei bisogni primari, andranno a formare ciò che nella Schema Therapy viene chiamato “Schema Maladattivo Precoce”. Esso è l’insieme delle credenze su di sé e sugli altri che la persona utilizza per compiere le scelte della propria vita.
visto che la perfezione non fa parte di questo mondo, anche se abbiamo avuto un’infanzia nel complesso felice, è impensabile che tutti i nostri bisogni siano stati soddisfatti a pieno. Ogni persona ha dunque un set di bisogni, alcuni dei quali sono stati soddisfatti pienamente, altri invece possono essere stati in parte o totalmente frustrati durante il periodo dello sviluppo. In base a questo set di bisogni, ciascuno di noi sviluppa delle convinzioni, molto radicate, circa quello che può aspettarsi di ricevere dagli altri.
La risposta agli schemi
Secondo la Schema Therapy inoltre, ciascuno di noi può comportarsi in modo diverso per “gestire” le sensazioni derivanti dai propri schemi.
Esistono tre principali modalità di risposta agli schemi:
la Resa
In questa modalità la persona si arrende allo schema di sé e del mondo, non fa niente per combatterlo.
l’Evitamento
In questa modalità la persona cercherà di evitare ad ogni costo l’attivazione delle sensazioni dolorose veicolate dallo schema. Essa quindi eviterà tutte quelle situazioni e quei rapporti che potrebbero portare all’attivazione dello schema.
l’Ipercompensazione
In questa modalità di risposta la persona cercherà tutti i modi possibili per smentire lo schema assumendo comportamenti diametralmente opposti a quelli di chi si arrende allo schema.
Il modello della Schema Therapy nella vita quotidiana
Fatta la premessa sul modello, possiamo passare a descrivere in che modo, nella pratica, i nostri schemi possono influenzare le nostre scelte, tra cui quella del nostro partner.
In linea con la teoria della Schema Therapy, le nostre scelte dipenderebbero da tre fattori:
i Bisogni che sono stati parzialmente o totalmente frustrati durante il nostro sviluppo
Le Convinzioni (Schemi) su noi stessi e sugli altri che abbiamo sviluppato a seguito della frustrazione dei bisogni primari
La modalità di comportamento che adottiamo in risposta ai nostri Schemi.
In questo contesto dunque, è possibile ipotizzare che anche la scelta del nostro partner dipenda, almeno in parte dall’interazione tra questi fattori.
Tornando all’esempio precedente, un bambino che durante l’infanzia ha vissuto in un ambiente privo di conforto e protezione, probabilmente svilupperà degli Schemi Maladattivi circa la sua amabilità. Egli, non avendone ricevute, si convincerà di non essere degno di cure ed attenzioni (credenza su sè). Si convincerà che le persone che gli stanno intorno saranno altrettanto distanti come quelle che ha incontrato durante l’infanzia (credenza sugli altri).
Questo bambino, una volta adulto, durante la “ricerca del partner” potrà reagire a questo schema in tre possibili modi.
Arrendendosi allo schema con molta probabilità si legherà ad una persona altrettanto fredda e distante (come la sua figura di attaccamento). Da questa persona si aspetterà e riceverà rifiuto e conferma dello schema di “non amabilità”, continuando a soffrirne .
Mettendo in atto l’evitamento, questa stessa persona si chiuderà in sé stessa e, per paura di attivare il proprio schema, eviterà qualsiasi relazione o sceglierà un partner che non ama realmente così da non correre il rischio di risvegliare le sensazioni dolorose.
Se invece ipercompenserà lo schema, egli sceglierà un partner che reputa più “debole” e con esso, molto probabilmente, assumerà una posizione dominante. Metterà in atto una sorta di inversione dei ruoli, assumendo egli stesso le caratteristiche che lo spaventano, per evitare di caderne vittima.
Esiste in fine un’altra ipotesi: la persona potrebbe vivere quella che viene definita “esperienza emozionale correttiva”. Seppur accada di rado, entrando in una relazione con una persona disponibile ed accudente, il nostro bambino diventato uomo, potrebbe correggere il proprio schema rendendosi conto che ciò che ha vissuto fino a quel momento non è l’unica realtà possibile. In questo modo la sua convinzione di non amabilità potrebbe ridursi fino a condurlo ad instaurare un rapporto in cui, finalmente, il suo bisogno di ricevere cure ed amore possa essere accolto.
Come abbiamo visto da questo esempio, facendo ricorso al modello della Schema Therapy, è possibile tracciare delle linee entro cui, molto probabilmente, si colloca la scelta del nostro partner.
Ovviamente, per semplicità, l’esempio proposto è piuttosto estremo. Ognuno di noi ha una serie di convinzioni che possono essere più o meno marcate e riguardare i diversi domini dei bisogni universali. Tali convinzioni inolre, spesso non sono del tutto consapevoli. Esse sono talmente radicate che spesso guidano le nostre scelte senza che noi ci rendiamo conto della loro esistenza.
Dott.ssa Marta Joanna Drabik