Genitori Iperprotettivi: Quali effetti sui bambini?

In questo articolo parliamo degli effetti a breve e lungo termine dello stile genitoriale Iperprotettivo.  Come si ripercuote l’iperprotezione sullo sviluppo sociale e psicologico dei bambini?

Molto spesso si sente parlare di genitori “inadeguati”. Le cronache purtroppo di frequente riportano casi di abbandono, maltrattamento o trascuratezza fisica ed emotiva da parte dei genitori verso i propri figli.
Molto meno spesso invece si parla dei bambini iperprotetti e dei genitori che tengono i figli sotto la campana di vetro.
Il motivo fondamentale è che i danni causati dalla trascuratezza sono, per così dire, più gravi. Di sicuro più evidenti.

Ma siamo proprio sicuri che il rovescio della medaglia, ossia l’iperprotezione sia esente dal causare “danni” allo sviluppo sociale ed emotivo dei bambini?

Protezione della prole: una questione di sopravvivenza

Chiunque abbia l’enorme privilegio di essere genitore lo sa: i figli si amano in un modo che difficilmente può essere descritto a parole.

È la stessa Natura che ci ha fornito dei complessi meccanismi neuro-ormonali che promuovono i processi di attaccamento ed accudimento nella relazione genitori-figli. Tali processi stimolano spontaneamente nel genitore tutti quei sentimenti e quei comportamenti volti a proteggere la prole. Ciò è ancora più evidente se si considera che tali meccanismi, sebbene per tempi variabili, si attivano in praticamente tutti i mammiferi presenti sulla terra.

Evoluzionisticamente parlando, nel regno animale (di cui l’uomo fa parte) la protezione della prole assicura la sopravvivenza e la prosecuzione della specie.

Niente di strano dunque che l’accudimento dei figli sia una fattore innato, geneticamente predeterminato in ciascuno di noi.

Quando la protezione diventa iperprotezione?

Quali sono i limiti, il confine che segna il passaggio da un accudimento sano all’accudimento iperprotettivo?

Stabilire una linea di demarcazione è molto difficile, se non addirittura impossibile. Questo perché l’accudimento è un processo in continuo mutamento. Si modifica in base alle richieste di attaccamento del bambino, alla sua età ed a specifiche variabili situazionali.

Per fare un esempio pratico, ci sembra del tutto naturale che una madre imbocchi il suo bambino di un anno che sta imparando a mangiare. Potrebbe sembrarci un pochino più strano invece vedere la stessa scena tra una madre ed un figlio di 13 anni.

In questo caso è la variabile età che cambia e modifica i comportamenti messi in atto tanto dal figlio quanto dalla madre.

Fatta questa premessa, forse il miglior modo per stabilire una linea di demarcazione tra accudimento sano ed iperprotezione sta proprio nel valutare il grado di flessibilità dei comportamenti.

In quest’ottica l’accudimento dei figli si prefigura come una danza, un equilibrio tra protezione ed indipendenza.

A tal proposito è interessante notare come l’Attaccamento Sicuro possa essere descritto proprio in questi termini. I bambini con questo tipo di attaccamento sono in grado di utilizzare la figura genitoriale come fosse un Porto Sicuro a cui far ritorno quando si alza la burrasca.
Questi bambini sono però parallelamente capaci di partire verso l’esplorazione del mare.

Parlando di Iperprotezione questo è un punto fondamentale.
I bambini che vivono sotto una campana di vetro difficilmente si allontaneranno dal porto all’insegna della scoperta del mondo.

Quali sono dunque i rischi di un accudimento Iperprotettivo?

Come abbiamo accennato in precedenza, l’eccessiva protezione dei figli soffoca i comportamenti esploratori.
Ciò succede come conseguenza del fatto che un comportamento eccessivamente apprensivo da parte del genitore veicola un messaggio molto pericoloso.

La frase “Non andare sull’altalena, è pericoloso e rischi di cadere!“, sebbene detta in totale buonafede, recapita due informazioni fondamentali al bambino.

La prima fa riferimento alla visione del mondo:

L’ambiente, fuori dalla cerchia familiare, viene visto come minaccioso.

La seconda fa riferimento alla visione di Sé:

Essa deriva dal confronto automatico che il bambino fa tra sé stesso e i suoi pari: “gli altri bambini vanno sull’altalena, io però non posso andarci perché rischio di farmi male“.

Tale constatazione non fa altro che insinuare nella mente del bambino che, in fondo in fondo, il problema è lui.

Un bambino esposto ripetutamente a messaggi di questo tipo, confrontandosi con i suoi coetanei, con molta probabilità inizierà a credere di essere inadeguato, incapace di cavarsela dove gli altri sembrano farcela alla grande.

La mancanza dell’opportunità di mettersi in gioco e smentire questa convinzione, farà sì che nel tempo essa si radichi sempre più.

La gabbia dorata dell’Iperprotezione

In un contesto come quello appena descritto risulta evidente come, seppur involontariamente, l’Iperprotezione del genitore può diventare un circolo vizioso che di fatto intrappola il bambino.

Egli si troverà a non poter sperimentare la novità poiché giudicata pericolosa. Parallelamente la mancanza di sperimentazione gli impedirà di imparare nuove abilità che a loro volta gli consentirebbero di progredire verso l’indipendenza.

Il risultato di questo processo sarà che il mondo verrà giudicato sempre più pericoloso e le proprie abilità sempre più scarse.

I bambini iperprotetti da grandi

Crescendo in un contesto come quello appena descritto, le conseguenze sul lungo termine possono essere fondamentalmente due, diametralmente opposte:

La prima possibilità è che il bambino “faccia sue” le preoccupazioni del genitore.

Egli con molta probabilità diventerà un adulto piuttosto insicuro e tendente alla dipendenza dagli altri. Tornando alla nostra metafora iniziale, egli difficilmente lascerà il porto per esplorare il mare.

La seconda possibilità è che ad un certo punto della crescita (frequentemente durante l’adolescenza) il bambino si ribelli al contesto iperprotettivo e inizi a sperimentare il mondo tutto d’un colpo.

Tale situazione può essere pericolosa in quanto solitamente la ribellione nei confronti del nucleo familiare è rappresentata da una rottura piuttosto drastica. Inoltre, non avendo sviluppato un radicato senso di autoefficacia, il bambino, diventato adolescente, sarà maggiormente esposto ai tipici rischi legati a questa età.

Metaforicamente, il nostro bambino si allontanerà bruscamente dal porto senza una bussola, dirigendosi in mare aperto per la prima volta proprio nel bel mezzo di una tempesta.

Esiste quindi una ricetta infallibile per crescere i figli?

La risposta è no, purtroppo (o per fortuna) non esiste.

In questo articolo abbiamo cercato di illustrare brevemente i possibili rischi legati ad un accudimento Iperprotettivo.

Ovviamente è fondamentale ricordarsi che non esiste un genitore perfetto e, sicuramente, tenere in equilibrio l’ago della bilancia è molto più facile a dirsi che a farsi.

Tuttavia credo sia utile ricordare che non solo la trascuratezza ma a volte anche il troppo amore può comportare dei rischi.

Per quanta sofferenza possa causare, a volte quella del rischio ponderato è la strada migliore da percorrere: forse vostro figlio scenderà dall’altalena con un ginocchio sbucciato ma cadendo, avrà anche l’opportunità di imparare a rialzarsi.

Alla fine dei conti il compito di un genitore non è quello di prevenire la sofferenza ad ogni costo, ma quello di essere presente durante la sofferenza.

Tornando alla nostra metafora, in fondo è proprio quando inizia la tempesta che le navi hanno più bisogno di tornare al loro porto.

 

Dott.ssa Marta J. Drabik

Psicologo Clinico